La chiesa della Madonna del Carmine – MARTORANO

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L’attuale edificio si compone di diverse cappelle intitolate rispettivamente a S. Maria di Loreto e S. Giuseppe, S. Maria del Carmelo e S. Maria dei Ceraso. Sul lato nord della struttura, in fondo a sinistra, vi è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, con offerta votiva, posta tra due Angeli. Nella parte inferiore del dipinto si riesce a leggere il nome della committente, Moretta Ceraso e l’anno di esecuzione, il 1405. La Cappella dedicata in origine a S. Maria di Loreto, al cui interno era posta l’edicola precedente, è stata fondata alla fine del XVIII secolo.
 
Nel 1821, d. Mariangela Ceraso dedica la cappella a S. Giuseppe, legando un fondo dotale per la celebrazione di una messa festiva.
La parte sottostante, del complesso, è intitolata alla Madonna del Carmelo. La chiesa fu edificata nel primo decennio del Cinquecento, dove sorgeva una bottega artigiana di proprietà della Mensa Vescovile di Acerno. Il fondatore apparteneva alla famiglia Glorioso, attestata nel casale in documenti di fine ‘400. L’epoca di fondazione e il patronato sono stati desunti dall’attento studio della genealogia dei Gloriosi. Infatti, intorno agli anni’30 del Cinquecento, il patronato era diviso tra i fratelli d. Teodoro, Donato Antonio, Annibale e un quarto, di cui non conosciamo il nome.
 
Nel 1560, i figli di Agostino Pico ricevettero dalla zia Giulia un “Jus Presentandi” nella cappella. La donazione consisteva in un autonomo benefico fondato all’interno della chiesa del Carmine, con un suo cappellano, vari beni e relativi oneri di messe. In seguito a questa donazione, nella cappella risultavano eretti due benefici, gestiti separatamente da due Cappellani.
 
I Pico, eredi di Giulia Pico e di buona parte del Benefico fonato dai Glorioso si arrogarono il diritto di nominare i due cappellani e la gestione della totalità dei beni. Sorti forti contrasti e liti con i Glorioso e tra gli stessi Pico, la chiesa fu espropriata dalla Mensa Vescovile di Acerno, che a partire dai primi decenni del ‘600 nominò un unico Cappellano, Grazie a questa unione il culto della Madonna del Carmelo prese nuovo vigore, durando per diversi secoli fino ai tutto il Novecento.
 
Nel 1802, Mons. Mancuso, per affetto e devozione verso la Madonna di Martorano e per esaudire i continui appelli dei vari rami dei Pico, riconosce e riconcesse loro il patronato con relativo “Jus presentandi”.
Sul finire del Settecento la famiglia Ceraso costruì una cappella adiacente a Santa Maria del Carmine, inglobando la vecchia edicola quattrocentesca. Qualche decennio dopo i Pico, riottenuto il Patronato su S. Maria del Carmine, decisero di ampliare la chiesetta, costruendo un’aula simile in dimensioni planimetriche a quella dei Ceraso.
 
In seguito, la famiglia Curci, erede dei Ceraso, comprò la Chiesa del Carmine, divenendo unica proprietaria dei due edifici. Per meglio usufruire lo spazio dello stabile e per offrire ai fedeli una chiesa più capiente, aprì un “varco arcato”, mettendo così in comunicazione di due stabili.
 
Alfredo D’Arminio – Vito Cardine – Lazzaro Scarpiello.
 
Affresco della Madonna di Loreto – Martorano
Nella cappella attualmente adiacente a quella votata alla Madonna del Carmine, e originariamente separate, si trova l’affresco che raffigura la Beata Vergine di Loreto, di notevole pregio storico artistico, non solo per essere tra le prime raffigurazioni della Vergine, ma anche per la raffinatezza della sua esecuzione. Purtroppo non conosciamo il nome dell’artista che lo realizzò, mentre sono noti sia il committente, Moretta Ceraso, sia l’anno di esecuzione, il 1315; sebbene il resto della scritta sia quasi cancellata del tutto.
Scarse sono le notizie storiche intorno alla cappella medesima.
 
Abbiamo un primo riferimento risultante da una visita pastorale dell’anno 1793, nella quale viene nominata “sacellum Santa Maria Lauretana, di patronato della famiglia Ceraso”. Inoltre, sappiamo, attraverso un documento del XIX secolo, che riporta i benefici della famiglia De Napoli, che nel 1821, gli stessi De Napoli, estinti nella famiglia Curci ed eredi dei Ceraso, erigono una cappellania a S. Giuseppe “col peso della messa festiva ingiunto sopra la Corte, fondo della fondatrice D. Mariangela Ceraso”.
 
Dunque la cappella viene votata da quell’anno anche a S. Giuseppe e, a conferma, vi sono due visite pastorali che lo ribadiscono, la prima datata 3 luglio 1836 che testualmente afferma: “visita in sacello detto S. Giuseppe e Santa Maria di Loreto sita a Martorano, di patronato di Gaspare Di Napoli; la seconda svolta nel 1851: “una cappella posta in vico Martorano della Beata Vergine di Loreto della famiglia Di Napoli dove vi è l’altare di S. Giuseppe”.
A cura di Corrado Curci.
 
Affresco di Martorano
In frazione Martorano, nella Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, accanto all’altare, sulla parete di sinistra rispetto a chi entra, è ubicato un dipinto parietale raffigurante la Vergine col Bambino tra due angeli. E’ databile ai primi del Quattrocento, probabilmente al 1405, così come lasciava intravedere, fino a qualche anno fa, un’iscrizione posta ai suoi margini inferiori. Completamente ricoperto da una velinatura di protezione, realizzata a cura della Soprintendenza ai B.A.P.S.A.E di Salerno e Avellino, a pochi anni dal terremoto del 23 novembre 1980. Il dipinto fu eseguito su intonaco a secco, non prima della fine del XIV secolo e, in tutti i casi, in data anteriore all’edificazione della Chiesa, eretta intorno alla seconda metà del XVIII secolo.
 
Esso, probabilmente, faceva parte di una cappellina votiva che, edificata la chiesa, venne inglobata all’interno della nuova costruzione.
L’opera presenta, al centro, la monumentale figura della Vergine in posizione eretta e inserita in un’alta nicchia. Il capo leggermente reclinato verso il Bambino, i tratti espressivi dolcissimi, la figura si presenta quasi completamente ricoperta da un ampio velo, riccamente damascato, che le ricopre la sottostante veste, ricadente a lunghe pieghe. Quattro esilissime colonne, collocate a leggere distanza, definiscono lo spazio ai lati della nicchia. Negli intercolumni (ossia negli spazi definiti dalla distanza di ciascuna coppia di colonne) sono poste le due figure angeliche.
 
Pur ispirato da modelli culturali tardo-gotici, il pittore di Martorano manifesta, tuttavia, una concezione spaziale estremamente arcaica. Se, infatti, nella figura della Vergine riesce a delineare inflessioni di più moderna sensibilità compositiva, per le figure angeliche sceglie una rappresentazione antichizzante di tipo metrico. La raffigura, in effetti, di altezza pari alla metà di quella della figura della Vergine, sia per determinare gli effetti di una elementare prospettiva, sia per esprimere la loro distanza gerarchica e spirituale della Madre di Cristo. Il pittore di Martorano è, in definitiva, esecutore di un’opera devozionale di gusto attardato, nella quale si rintracciano taluni caratteri di modernità, enucleati, soprattutto, in alcuni passaggi descrittivi con i quali viene realizzata la figura della Vergine.
A cura di Carmine Tavarone.
 
I testi sono estratti da D’Arminio – L. Scarpiello -V. Cardine, Chiese di Montecorvino e Gauro. Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, Montecorvino Rovella febbraio 2018.