Il Cappellone di S. Eustachio

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La confraternita del SS.mo Rosario venne fondata, con Bolla del Generale dell’ordine dei Domenicani, il 22 ottobre 1576. A fine secolo il sodalizio commissionò un dipinto raffigurante la Vergine del Rosario, pur non avendo un luogo particolare dove collocarlo. Il desiderio dei confrati di “costruire una cappella ampia e magnifica” dove porre l’icona sacra spinse i mastri ad attivarsi per reperire i fondi necessari. Nel mese di ottobre 1616 trovarono un accordo con le famiglie Invidiata e Denza per la cessione degli altari di S. Giacomo e della SS. Annunziata al fine di realizzare il nuovo “Cappellone”.
 
Ricevuto l’assenso vescovile inspiegabilmente il progetto non fu portato a temine. Infatti troviamo l’altare del SS.mo Rosario soltanto nel 1665, posto nella vecchia cappella di S. Donato della famiglia D’Alessio, la quale ebbe in cambio il “jus seppelliendi” all’interno della sacrestia.
 
Il culto della Madonna dell’Eterno era particolarmente diffuso nella parrocchia di S. Eustachio dove, nella seconda metà del Settecento, si ebbe una più forte ed intensa devozione. I fedeli e il parroco sentirono il bisogno di costruire una cappella nel vecchio luogo dove era posto l’Altare del SS.mo Rosario, nel quale posero una statua scolpita da Giovan Battista Fumo nel 1775. L’opera commissionata nel gennaio dello stesso anno dal “parroco D. Francesco Mangino su richiesta dei figliani, fu consegnata nei primi giorni di agosto nella chiesa di S. Eustachio fra il plauso della popolazione dell’intera parrocchia”. In seguito l’artista su richiesta del parroco e del rettore della chiesa della Madonna dell’Eterno scolpì altre due Statue: S. Eustachio e La Madonna dell’Eterno. Quest’ultima, più elegante e di migliore fattura fu posta nella omonima chiesa e pagata, con molta probabilità, dal rettore dell’edificio sacro.
 
La presenza di due altari con le rispettive statue nella visita pastorale del 1793 ci fa ipotizzare che già negli anni’70 del secolo sia stato costruito l’attuale cappellone. Mons. Calandrelli, infatti, nel gennaio dello stesso anno trova due altari dedicati rispettivamente alla Madonna dell’Eterno e S. Eustachio, posti sul lato dell’Evangelio, fra le cappelle di Santa Maria di Costantinopoli dei Denza e S. Michele dei Bassi. Il dubbio sulla presenza dell’attuale cappellone, comunque, viene sciolto nella visita del novembre 1828, quando il Visitatore trova i due altari posti nel Cappellone del SS.mo Sacramento.
Come detto in precedenza nell’ultimo quarto del XVIII secolo l’intensità del culto verso la Madonna della Montagna fu tale che il clero e gli abitanti della parrocchia decisero di istituire stabilmente i festeggiamenti civili e religiosi da effettuarsi nel mese di agosto di ogni anno. L’evento è documento nel 1805: “Io Caporale della guardia nel giorno 18 agosto 1805, celebrandosi nella Parrocchiale di S. Eustachio di questo Regio Stato di Montecorvino, la festività di Maria SS.ma dell’Eterno, mi sono in circa ore 21 colà portato con gli armigeri miei compagni all’oggetto di mantenervi la quiete pubblica”.
Nel 1837 il parroco pro tempore e i fedeli della Parrocchia per ringraziare la Madonna per averli aiutati durante la terribile epidemia di colera dell’anno precedente, costruirono un altare nuovo dedicato alla Vergine della montagna, suggellando l’evento con una lapide posta alla base dell’altare.
 
Nel 1917 d. Gerardo Rossomando annota che nella cappella della famiglia Bassi vi era una statua di S. Filomena, appartenente all’omonima famiglia, la quale per devozione verso la Santa decise di donarla alla comunità parrocchiale. Notizie precise su quanto e da chi sia stato costruito il terzo altare del Cappellone dedicato a S. Filomena non ne abbiamo ma possiamo ipotizzare che nel corso del secolo per devozione verso questa santa il parroco e l’intera comunità parrocchiale abbiano edificato un nuovo altare per mettervi la statua donata.
 
Sempre nella relazione di d. Gerardo sappiamo che nel territorio della parrocchia vi erano tre eremitaggi: “Quello di S. Biase che si chiama Domenico di Maggio. L’eremita di S. Lazzaro si chiama Giovanni Rossomando, il quale non si comporta bene. E infine tre eremiti nel Santuario della Vergine SS.ma dell’Eterno che si chiamano Lorenzo Amoruso, Tomaso di Maggio e Marco Catone. Essi osservano attentamente le regole della Diocesi e non danno edificazioni, eccetto l’Eremita di S. Lazzaro”.
fonte: montecorvinostoria.it