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VIDEO – Dove tu sei… Distanti ma uniti nella preghiera

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Distanti ma uniti nella preghiera e nel canto: i quaranta elementi che compongono il coro parrocchiale Santi Pietro e Paolo di Montecorvino Rovella (Sa), hanno eseguito un canto a distanza per dimostrare tutta la loro vicinanza alle persone scomparse a causa del Covid-19 e lanciare un messaggio di solidarietà e di speranza al mondo.
DOVE TU SEI – genrosso

Il coraggio del maresciallo D’Arminio. Un investigatore di razza dall’incomparabile impegno civile

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Afragola (Napoli), 5 gennaio 1976. Il maresciallo Gerardo D’Arminio sta indagando sui legami della malavita campana-sicula-calabrese. Già distintosi in alcune rischiose operazioni di servizio nella lotta contro la mafia, tanto da meritare una promozione per benemerenza d’istituto, è impegnato in complesse indagini su associazioni criminali che operano nel napoletano. Il coraggio, la tenacia e l’intelligenza del militare dell’Arma nulla potranno contro i colpi di fucile che lo uccideranno in un’imboscata. Alla sua memoria verrà assegnata la medaglia d’argento al valor militare
 

Il coraggio del maresciallo D’Arminio. Un investigatore di razza dall’incomparabile impegno civile

 
 
 
Carissimi visitatori, sono felice di raccontarvi una nuova storia. Una delle tante che ho conosciuto dopo aver consultato il prolungato e amaro elenco delle numerosissime vittime innocenti delle mafie. In particolare, ne approfitto per ringraziare personalmente Don Ciotti e tutte le persone che da circa sedici anni a questa parte, hanno deciso di unirsi all’impegno dell’associazione “Libera – nomi e numeri contro le mafie”. È un ringraziamento che intendo condividere con ciascuno di voi in occasione di questa Epifania. Grazie a Libera, oggi posso raccontarvi una vita che come tante altre valorose esistenze, è stata “ingiustamente” omessa dal ricordo collettivo di un intero paese.
 

La vita di un uomo che con il suo stabile e disinvolto senso del dovere, ha contrastato le tante facce del malaffare. Quest’uomo era Gerardo D’Arminio. Nato nel territorio picentino del comune di Montecorvino Rovella, Gerardo decise di lasciare la sua terra per cercare un po’ di fortuna altrove. A venti anni, si arruolò nell’Arma. Lasciando le spettacolari vallate della nativa Montecorvino, Gerardo iniziò a indossare con emozione e orgoglio la sua prima divisa. La sua ascesa nell’Arma fu del tutto rapida. Dopo i primi due anni di servizio, Gerardo raccolse un’allettante e considerevole qualifica all’interno dell’Arma. Da semplice appuntato dei carabinieri, a soli ventidue anni aveva già raggiunto il significativo grado di vicebrigadiere. Negli anni che seguirono, le capacità investigative di Gerardo apparivano del tutto fuori dal comune ai suoi superiori. Il suo intuito e la sua f
ermezza nel demolire i vari organi della malavita organizzata, furono i testimoni diretti di una carriera adornata da decisivi successi e da una lunga sequenza di meritate promozioni. Da Chieti a Isernia fino agli anni passati presso le caserme degli sperduti paesini della Sicilia, Gerardo partecipò ad alcune intricate e ardue operazioni investigative.
 
A dimostrare il costante attivismo del suo irrefrenabile impegno, c’erano gli undici encomi solenni che Gerardo ricevette nel corso della sua attraente e impeccabile carriera. Con l’avviarsi dei primi anni sessanta, Gerardo fu assegnato alla stazione dei carabinieri di Palermo. Fu proprio in questa cruciale fase della propria vita, che Gerardo iniziò a maturare un’acuta e qualificata conoscenza di tutte quelle torbide dinamiche che andavano a regolare gli equilibri e gli interessi della malavita siciliana. Appena insediato, Gerardo fu operante presso il Nucleo di polizia giudiziaria con il delicato compito di trarre in arresto tutti quei criminali su cui pendevano dei pesantissimi mandati di cattura. Tra i suoi arresti eccellenti spiccava la cattura del boss palermitano Michele Cavataio che sei anni dopo, il 10 dicembre del 1969, sarebbe stato trucidato nella feroce Strage di Viale Lazio. Era l’agosto del 1963 quando senza un briciolo di titubanza, Gerardo si addentrò audacemente lungo la botola che conduceva al nascondiglio di quel pericoloso latitante. Gerardo ammanettò il boss senza dargli neanche il tempo di premere il grilletto della sua “Cobra Colt”. Alcuni anni più tardi, nel 1966, fu costituito il Nucleo investigativo sotto la direzione del Tenente Colonnello Giuseppe Russo. Tra i sottoufficiali immessi all’interno del Nucleo Investigativo, era stato scelto anche Gerardo. Offrendo un rilevante beneficio all’attività direttiva svolta dal Colonnello Giuseppe Russo, Gerardo continuò a investire ognuna delle proprie ottimali capacità a sostegno di alcune impegnative indagini che furono esclusivamente rivolte al netto contrasto della mafia siciliana. Rimanendo a Palermo per oltre quattro anni, Gerardo ricevette un lodevole grado all’interno dell’Arma.
Poco più che trentenne, si accingeva ad assumere la laboriosa qualifica di maresciallo. Giunto all’epilogo di quella memorabile parentesi palermitana, Gerardo fu incaricato di dirigere la stazione del qu
artiere napoletano di S. Giovanni a Teduccio. Era il 1970 mentre in tutta la zona del Napoletano, si stava violentemente generando una sanguinaria contesa tra i clan di Cosa Nostra e il gruppo dei marsigliesi. La sinistra scintilla di quella brutale faida era riconducibile all’insana ambizione di contrastarsi per la conquista della torbida “via del tabacco”. Fin da subito, Gerardo, non scarto in alcun modo la possibilità che esistesse un perverso intreccio tra la disputa per la “via del tabacco” e il traffico di stupefacenti. I suoi sospetti come dimostreranno in seguito anche gli esiti di alcune indagini, non erano per nulla infondati. Nel frattempo, al di fuori della sua quotidiana e determinate attività di sottufficiale, Gerardo riuscì anche a coronare il brillante progetto di mettere su famiglia. Sposandosi con la moglie Anna divenne padre di Giusy, Annalina, Carmine e Marco.
 
Quattro splendidi e amorevolissimi pargoletti che divennero i principali destinatari delle premure di quel loro coraggioso papà. Dopo aver magistralmente diretto la stazione di San Giovanni, Gerardo ricevette la convocazione per prestare servizio presso il Nucleo Investigativo della Locale Legione dei Carabinieri. Il capitano Roberto Conforti che all’epoca era stato appena nominato vice comandante del Nucleo Investigativo, aveva bisogno di un maresciallo che guidasse la sezione antidroga. Fresco di nomina, Conforti decise rapidamente di affidare proprio a Gerardo la guida di quella delicatissima sezione. Da quel preciso momento, Gerardo si propose di avviare un’attenta attività investigativa che potesse svelare tutti i sotterranei e sussistenti interessi che andarono ad accomunare le aspirazioni dei padrini di Cosa Nostra con quelle di una debuttante e del tutto spregiudicata Camorra.
 
Continuando ad adoperarsi in favore dell’Arma, Gerardo arrivò anche a sviluppare un’approfondita e cronologica conoscenza delle tante vicende criminali che fin dall’inizio degli anni settanta, avevano gettato nel più lacerante sconforto l’intero hinterland napoletano. Era il solo che riusciva a ricordare i nomi d’innumerevoli camorristi ripercorrendo tutte le varie tappe che avevano caratterizzato la loro carriera criminale. Impiegando t
utta la sua attendibile e nitidissima memoria, Gerardo non dovette ricorrere quasi mai alla consultazione dell’archivio
. Al timone della squadra antidroga, si apprestò a predisporre una serie di adeguati interventi di polizia giudiziaria per reprimere gli occulti meccanismi su cui si poggiava l’imponente e appetibile mercato della droga. Gli effetti scaturiti da quelle precise operazioni risultarono alquanto sensazionali. Furono messe a segno decine e decine di capillari perquisizioni che sarebbero positivamente culminate con il sequestro di enormi quantitativi di droga. Senza accantonare la sua ostinata fermezza investigativa, Gerardo riuscì a identificare l’infausto canale che partendo dal Perù e approdando successivamente a Francoforte e Milano, movimentava il massiccio flusso d’importazione dell’eroina. Alcuni anni dopo, nel dicembre del 1974, Gerardo fu trasferito presso la stazione dei carabinieri di Afragola, dove prestò servizio fino al mese di luglio del 1975.
 
Successivamente, ritornò ad essere assegnato alla locale Legione dei Carabinieri. Era la sera del cinque gennaio 1976, quando intorno alle ore 21:15, Gerardo si trovava accanto ad uno dei suoi quattro figlioletti nella piazza principale di Afragola. Pochi minuti dopo, tre killer al volante di una sfuggevole fiat 500, lo freddarono con otto pallettoni di fucile a canne mozze.
 
Durante una sfrenata corsa per raggiungere l’ospedale “Loreto Mare” di Napoli, Gerardo si spegneva a soli trentanove anni per aver difeso la sua terra e tutto il nostro paese in nome di un inestimabile ideale. Si concludeva così la missione di un fedele e autentico servitore dello Stato Un cordiale saluto a tutti voi.
 
Pasquale Scordamaglia

OK

Gerardo D’Arminio, una vita dedicata alla lotta alla criminalità.

Una medaglia d’argento al valore e un busto in una piazza di Afragola; questo è quanto rimane del maresciallo capo Gerardo D’Arminio. Trentotto anni, una decina di encomi e due promozioni “sul campo” per meriti eccezionali, Gerardo era un uomo impegnato in prima linea: fu tra coloro i quali parteciparono attivamente all’arresto di un importante boss palermitano, Michele Cavataio, calandosi nella botola che conduceva al nascondiglio segreto del boss. Indiscusse capacità investigative e un formidabile intuito consentirono a Gerardo una rapida ascesa all’interno dell’arma.

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Dalla Germania: Montecorvino Rovella e il Coronavirus

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Montecorvino Rovella e il virus Corona

Vorremmo raccontare un po’ ai nostri soci com’è la vita con il virus corona nella nostra città gemellata Montecorvino Rovella.

In una conversazione telefonica con il sindaco Martino D’Onofrio siamo riusciti a scoprire che attualmente ci sono 2 casi confermati di corona a Montecorvino. Un malato è in cura in ospedale, l’altro è in quarantena domestica. Inoltre, ci sono 3 casi sospetti in cui si attendono i risultati del test. Per fortuna, finora non ci sono stati morti a Montecorvino. In tutto il territorio salernitano sono stati positivi ad oggi 220 test (25.03.20). Purtroppo, finora ci sono stati 3 morti. Nel sud dell’Italia purtroppo non c’è motivo di prendere fiato, perché il numero dei malati aumenta ogni giorno in modo molto forte.

Il coprifuoco è in vigore da 16 giorni e speriamo di aver raggiunto il “PEAK” entro il fine settimana. Purtroppo, però, questo non è affatto certo, soprattutto a causa della mancanza di esperienza con questa malattia.

Allo stesso tempo, il sindaco di Montecorvino esprime la sua preoccupazione che se il numero di persone che soffrono della malattia nel sud aumenta tanto quanto quello delle regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, l’assistenza sanitaria potrebbe diventare problematica. Dopotutto, il Sud Italia non è dotato di ospedali come il Nord della Repubblica. Si spera che le restrizioni imposte dal governo avranno presto un forte impatto sui cittadini e che ci saranno meno, se non addirittura meno casi nuovi.
Ma proprio queste restrizioni non rendono la vita facile a una parte della popolazione in questo momento. A causa del coprifuoco, che si è inasprito negli ultimi giorni, molte famiglie non hanno più la possibilità di svolgere il loro lavoro e, a causa della mancanza di reddito, fare la spesa è difficile.

In segno di solidarietà con la nostra città gemellata, vorremmo donare una somma dalle casse dell’associazione. Per poter offrire anche noi un aiuto ai cittadini di Montecorvino in questi tempi difficili. Nello scambio con il Sindaco, abbiamo deciso di donare una somma di denaro che sarà utilizzata dall’amministrazione di Montecorvino per preparare pacchi alimentari per quelle famiglie che attualmente soffrono maggiormente della situazione finanziaria. Certo, non potremo rendere giustizia a tutti loro, ma ha un particolare valore simbolico per noi segnalare che un partenariato solidale deve mostrarsi soprattutto in questi tempi.

Qualora un membro dell’associazione, o altre persone, desiderino fornire un ulteriore supporto alle persone della città gemellata, questo può essere fatto effettuando un bonifico bancario sul conto della Partnerschaftsverein Seesen – Montecorvino Rovella e.V. presso la Volksbank Seesen eG con IBAN DE35 2789 3760 1008 5637 00, indicando “Hilfe Montecorvino Corona” come causale del pagamento.

Rimarremo in contatto con i responsabili di Montecorvino, che redigeranno un decreto per questa donazione per garantire che la donazione sia utilizzata per lo scopo previsto. Dopo tutto, è nostro desiderio comune utilizzare i fondi della donazione per fornire un sostegno mirato ed esclusivo alle famiglie in difficoltà.

Per ulteriori domande, i membri del consiglio sono a disposizione in qualsiasi momento.

Ora ci resta da augurarvi il meglio per questi tempi. Speriamo di rimanere tutti in buona salute per poterci abbracciare di nuovo alla fine di questa crisi, in modo da poter continuare a rendere il nostro gemellaggio di città e la nostra vita di club con voi belli come prima.

Così tutti restano sani e “tutto andra bene” (tutto andrà bene)

Il consiglio di amministrazione

Tradotto

CHIESA DI SANTA SOFIA DI ROVELLA

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MONTE DEI MORTI NELLA CHIESA DI SANTA SOFIA DI ROVELLA

Il Monte dei Morti, il cui scopo era quello della celebrazione delle Messe a favore di Confratelli appartenenti alla Confraternita del SS. Rosario di San Pietro, ebbe la sua istituzione nella Chiesa di Santa Sofia con decreto del Vescovo di Acerno Mons. Giovanni Serrano nel mese di agosto del 1618. Le Messe venivano celebrate in suffragio delle anime del purgatorio e dei Canonici che avevano particolare cura della Chiesa e Confraternita di San Pietro.
Il suddetto prelato, nel costituire la Confraternita del Monte dei Morti nella Chiesa di Santa Sofia, scrisse un piccolo Statuto composto di 12 regole che regolavano i vari compiti di amministratori, confratelli e consorelle, specificando in dettaglio particolareggiato i loro doveri ed i loro diritti conseguenti alla iscrizione al suddetto sodalizio.
I lasciti testame

ntari e le varie donazioni, nonché le elemosine dei cittadini, dotarono questa istituzione di un considerevole patrimonio, consentendo un maggiore impegno per le preghiere per i defunti e per le opere di carità.
Il Monte dei Morti, pur non cessando ufficialmente la sua funzione , continuò la sua opera nella Confraternita del SS. Rosario e San Rocco intorno agli inizi del XIX secolo e le Suore subentrate sin dal 1719, furono ammesse a gestire Chiesa e Conservatorio per le loro pratiche devozionali, con una convenzione stipulata nel novembre 1767. ( Brevi cenni su un argomento molto vasto, che richiederebbe un intervento diverso per la conoscenza della sua storia)

NUNZIO DI RIENZO