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La Chiesa di S. Rocco di Rovella

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Nel 1656 il Viceregno venne funestato da una terribile pestilenza che provocò migliaia di morti e una grave crisi socio economica. Nelle nostre zone l’epidemia fu portata da cittadini napoletani fuggiti dalla capitale nel tentativo di evitare il morbo. A Montecorvino l’infezione, documentata a fine luglio, si diffuse rapidamente nei vari casali nel mese di agosto, protraendosi, con casi sporadici, per tutto l’anno.
 
Alle prime avvisaglie del contagio il clero e il popolo si affidarono alla protezione di S. Rocco dedicandogli una cappellina in legno costruita nei pressi della «Croce di Santo Pietro». Tra i primi devoti a S. Rocco troviamo Jo Nicola Scarparo, il quale il 18 agosto donò alla «nova Ecclesia sub titolo Santi Rocchi» un oliveto posto in località Donnico. Le manifestazioni di fede e ringraziamento proseguirono per tutto il 1656 e buona parte dell’anno successivo. Passato il periodo del contagio i “mastri e cassieri” Vito Antonio Sparano e D. Vito Acernese incontrarono delle difficoltà economiche per terminare la costruzione. Nel 1665, infatti, Mons. Glielmi ordinò al “mastro fabriciere” D. Bartolomeo Ceraso di completare l’edificio con le entrate provenienti dai suoi beni.
 
Mons. Menafra nel 1723 assegnò S. Rocco alla Congregazione del Santo Rosario per consentire ai confratelli «l’esercizi spirituali», con l’obbligo di ornare e fornire i “suppellettoli” all’altare, rifare il tetto e soddisfare il peso di sei messe che dovevano essere celebrate dall’Arciprete. Le deliberazioni del prelato furono rispettate per alcuni anni. Successivamente i contrasti sorti tra l’Arciprete e la Confraternita causarono l’abbandono e il deperimento del fabbricato. Ad evitare il peggio intervenne Mons. Lorenzi, che conciliò le parti mediante un atto stipulato nel 1751, con il quale si stabilì che la chiesa era di proprietà della Congregazione: quest’ultima aveva l’obbligo di ripararla, pagare le messe all’Arciprete e fare i quadri della Vergine del Rosario, di S. Domenico e S. Rocco. L’Arciprete veniva esonerato dalle spese della manutenzione, conservando il diritto di celebrare le messe di obbligo e della festività di S. Rocco, ricevendo in tale occasione mezza libbra di cera.
 
Grazie a questo accordo nell’arco di pochi anni la chiesa fu completamente restaurata e abbellita all’interno con sedili, i quadri voluti dal Vescovo e un nuovo altare, al quale fu concesso un privilegio da Papa Clemente XIII. S. Rocco, quindi, da semplice chiesa votiva acquisì una notevole rilevanza religiosa, divenendo prima oratorio della Congrega e poi sede del Capitolo di S. Pietro nell’ultimo quarto del XVIII secolo.
 
Estratto da A. D’Arminio-V. Cardine-L. Scarpiello, Chiese di Montecorvino e Gauro.
Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, Montecorvino Rovella febbraio 2018, pp. 72-73.

ELEZIONI POLITICHE 25 SETTEMBRE 2022 – Risultati – Montecorvino Rovella

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Risultati – Montecorvino Rovella
elezioni politiche 25 settembre 2022

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SENATO

 

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PALAZZO AITORO – Via Cerino

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Nei primi anni ’50 del secolo d. Giulio Pignatelli, Principe di Noja, per tutelare i suoi notevoli interessi da poco acquisiti nella Piana di Montecorvino e per vigilare sulla amministrazione del feudo di Montecorvino, donato nel 1645 al figlio d. Aniello, decise di prendere in fitto alcune stanze del palazzo Aitoro. La permanenza con la sua famiglia a Montecorvino era saltuaria e, probabilmente, legata ai cicli stagionali e alla firma di alcuni contratti di vendita o acquisto di prodotti agricoli, bestiame e terreni.
 
Nelle feste di Natale del 1651-52, il Principe di Noja fu colpito da una grave lutto: la morte del figlio Andrea. L’otto di gennaio del 1652, i maggiorenti di Montecorvino insieme al giudice, notaio e testi si recano in casa del Ill.mo Principe.
 
“Su richiesta fatta dall’Ill.mo ed Eccellentissimo Domino Don Giulio Pignatelli, Principe di Noja e utile Signore dello Stato di Montecorvino, accediamo in palatio Andree de Aitoro, di Montecorvino, sito in casale Robella, ove abita detto Principe. Ivi troviamo giacente il corpo di Don Andrea Pignatelli, figlio in pupilla età del detto eccellentissimo Signor Principe, per dargli momentanea sepoltura nella chiesa di Santa Maria degli Angeli dei Padri Cappuccini di Montecorvino, per poi trasferirlo definitivamente in un’altra chiesa e sepoltura”.
 
Negli anni ’60 del Settecento, il canonico rev. d. Andrea Aitoro, unico proprietario del palazzo, decide di abbellire la sua casa, costruendo sul portone d’ingresso un portale in pietra. A tale scopo contattò il mastro scalpellino Giuseppe Ferrucci di Calvanico con il quale concluse un accordo per la messa in opera di un portale “della pietra di Eboli della migliore al fine di non farci succedere nessuna macula, fissura o mangiatura di pietra”.
 
Nel contratto privato stipulato a Montecorvino il 12 maggio 1761 le parti stabilirono:
Il Signor Mastro Giuseppe si “obbliga di fare il portone di pietra con la migliore pietra di Eboli, di ben lavorarla con la martellina a seconda che ricerca l’arte e come il disegno fatto da esso Mastro Giuseppe.. Promette di farlo di palmi dodici di altezza, palmi otto di larghezza e di formare la modolatura e l’impresa di famiglia dentro la crocetta da sotto il cornicione, secondo come ricerca l’architettura. Si obbliga ancora di fare il grado di detto portone e la soglia della finestra con la stessa pietra di Eboli, il tutto per il prezzo di duc. 55.
Quale portone, grado e finestra deve il detto Mastro Giuseppe farla ed abbozzarla ad Eboli e il detto Don Andrea trasportarla nella sua casa a sue spese per tutto il venturo mese di agosto del detto anno e dopo carreiata deve il sudetto Mastro con suoi artefici ponerla in detta casa entro tutto il mese di dicembre di detto anno. Il Sign. Can. D. Andrea si impegna a darli il comodo di letto per tutto il tempo che ponerà il portone, il grado e la soglia nella sua casa, di pagare duc. 25 quando l’opera sarà a Montecorvino, di versare i restanti duc. 30 ad opera compiuta e infine per regalo dargli un quarantino di olio.”
Per leggere l’intero contratto sul portone vedi S. Milano, Nuovi documenti sui mastri scalpellini, in R.S.S., XXIV/1, n. 47, giugno 2007, pp . 302-303.
 
 

FOTO: SAGRA DELLA BRACIOLA Lunedì 29 Agosto 2022

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Un ringraziamento particolare al nostro fotografo ©Gerardo Gemello
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FOTO: SAGRA DELLA BRACIOLA Domenica 28 Agosto 2022

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FOTO: SAGRA DELLA BRACIOLA Sabato 27 Agosto 2022

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SAGRA DELLA BRACIOLA 2022 – 42^ EDIZIONE

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Si terrà da venerdì 26 a lunedì 29 agosto 2022 la 42 edizione della Sagra della Braciola a Montecorvino Rovella, in provincia di Salerno. La festa è più vecchia sagra enogastronomica dei Monti Picentini e si parla addirittura di una festa che si tiene nella zona fin dagli inizi del 1500 quando gli spagnoli si insediarono nel Regno di Napoli.

Sembra infatti che i nobili del posto, per ambire a posizioni di prestigio nell’amministrazione locale, promuovessero manifestazioni che potessero richiamare l’interesse di figure di prestigio e tra queste c’erano anche eventi culinari.

Tornando ad oggi la bella festa della Sagra della Braciola 2022 si terrà nella piazza principale di Montecorvino Rovella, lungo tutto il centro storico di Rovella, dove verranno allestiti tanti stand che ci consentiranno di assaporare la gustosa braciola cotta lentamente tra i vicoli e le strade del centro storico.

La braciola viene avvolta con un caratteristico “fil di ferro” e preparata secondo un’antica ricetta locale, che non viene svelata e poi verrà all’interno di un croccante panino accompagnato da ottimo vino dei colli salernitani. Oltre al panino farcito ci sarà anche un ottimo piatto di pasta che sarà la “pennetta condita con il ragù e pezzi di braciola“.

Gli stand gastronomici verranno aperti verso le ore 20.00 e ci sarà anche animazione musicale nel centro storico.

Da sottolineare che anche quest’anno l’intera area della sagra sarà completamente #plasticfree: i piatti, le stoviglie ed i bicchieri che verranno utilizzati saranno infatti in materiale completamente biodegradabile e pertanto verranno conferiti all’interno dei cestini per l’umido.